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Rivista Internazionale di Studi Leopardiani (RISL)

13 (2020)

Prefazione

Il vasto ambito delle raffigurazioni poetico-estetiche e delle riflessioni filosofiche che Leopardi dedica al tema della natura è, come noto, uno dei capisaldi della critica leopardiana, che vi si è esercitata su più fronti. Questo numero tematico ha tuttavia l’ambizione di sondare in modo puntuale un aspetto specifico e, come mostrano i contributi qui raccolti, ancora capace di fornire materiale inedito circa la scrittura e il pensiero leopardiani, ovvero: il concetto e la rappresentazione della natura connessi al contesto culturale di quella modernità a cui Leopardi poteva fare riferimento.

A strutturare la propria, originale e complessa raffigurazione della natura – madre benevola nelle epoche antiche e durante la fanciullezza, madre indifferente nelle epoche moderne e nell’età adulta; ente generatore dal «volto mezzo tra bello e terribile», e insieme paesaggio capace di destare i piaceri legati al vago e all’indefinito – Leopardi chiama a raccolta, infatti, oltre che la panoplia delle sue conoscenze erudite relative ai saperi della classicità, anche uno specifico manipolo di fonti filosofiche, scientifiche, storiche, letterarie e iconografiche della cultura settecentesca e ottocentesca, nonché la sua potente capacità di osservazione del mondo circostante.

Il numero 13 della RISL fa dunque convergere in uno specifico punto di osservazione differenti approcci e differenti metodologie di indagine – comparatistica, ecocritica, filologica, ermeneutica, stilistica, critica tematica e culturale – e permette con ciò di analizzare in modo estensivo e coerente l’influenza esercitata dalla trattatistica e dalla produzione artistica e poetica a cavallo tra Sette e Ottocento sull’elaborazione delle diverse idee leopardiane di natura. Percorrendone le pagine si potrà agevolmente constatare come nella concezione leopardiana della natura opere scientifiche fondamentali dell’Europa tra XVIII e XIX secolo, come il Sistema della natura del barone d’Holbach o gli Études de la nature di Bernardin de Saint-Pierre, possano interagire con eleganza e in modo perfettamente appropriato con un poema agronomico come la Coltivazione del riso di Giovan Battista Spolverini, con il Rousseau  dell’Origine della disuguaglianza o, ancora, con immagini poetiche byroniane. I contributi qui raccolti ci mettono di fronte a un complesso di sinergie che rende evidente come lo sguardo di Leopardi fosse rivolto con la medesima attenzione e ricettività sia alle concezioni e rappresentazioni antiche, sia a quelle contemporanee del mondo, rendendolo – come del resto mostra esemplarmente il fiorire attuale di studi ecocritici attorno alla sua opera – un autore capace di parlare splendidamente anche al futuro.

Infine, pure la sezione Libreria si muove nella contemporaneità di Leopardi e offre per la prima volta a stampa in edizione moderna quattro traduzioni tedesche ad opera di Friedrich Heinrich Bothe, risalenti al 1832 e date sin qui per irreperibili dalla critica.

 

Tatiana Crivelli

Patrizia Landi

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